La manometria anorettale, che cos’è e quando effettuarla

In cosa consiste la manometria?

La manometria anorettale studia le pressioni del canale anale, valuta la coordinazione motoria tra retto ed ano e definisce le sensazioni rettali. Le informazioni fornite sono utili per testare i meccanismi della continenza ed indispensabili per diagnosticare una disfunzione ano-rettale.

I muscoli anali e del pavimento pelvico sono coinvolti in due funzioni fondamentali per garantire una normale attività intestinale e una buona qualità di vita: la continenza anale e la defecazione. Una disfunzione di queste proprietà porteranno alla incontinenza fecale o alla stipsi da ostruita defecazione.

L’incontinenza fecale è l’espressione di una ipofunzione, e quindi spesso di una ipotonia dell’apparato sfinteriale anale che comporta la perdita involontaria di gas, feci liquide e/o feci solide. Le sue cause sono 1. una lesione muscolare a seguito di un trauma ostetrico associato o meno a lacerazioni durante il parto e/o ad episiotomie troppo generose; 2. Un difetto di innervazione secondario ad un danno da stiramento del pavimento pelvico che si verifica in presenza di perineo discendente; 3. La presenza di un prolasso rettale con invaginazione retto-anale e/o rettocele; 4. Problemi funzionali intestinali con forme di diarrea e urgenza evacuativa.

Al contrario l’eccesso di attività dei muscoli anali e del pavimento pelvico, ovvero l’ipertono anale, danno luogo ad una forma di stipsi, detta da ostruita defecazione. Il risultato è la difficoltà a defecare, pur in presenza di uno stimolo rettale, per il mancato completo rilasciamento dello sfintere anale oppure per una contrazione muscolare cosiddetta “paradossa”. In pratica, a seguito della spinta, per poter evacuare, al posto di avere un rilasciamento che facilita l’espulsione delle feci, si riscontrerà un chiusura spastica dell’ano, impedendo di fatto la defecazione.

Quando è opportuno sottoporsi a questo tipo di esame?

1) Nell’incontinenza fecale per la valutazione dello sfintere anale interno (a riposo) e dello sfintere anale esterno (in contrazione).

2) Nell’ostruita defecazione per evidenziare una contrazione paradossa del muscolo pubo-rettale, un rilasciamento sfinteriale insufficiente (inferiore al 20%) oppure un buon rilasciamento interrotto da brusche contrazioni.

3) In caso di ragade anale per valutazione funzionale degli sfinteri.

4) Per una valutazione funzionale pre-operatoria (interventi per patologie anorettali, prima di ricanalizzazione dopo Hartmann).

5) In tutti i casi di dolore anale (proctalgia) da sospetto ipertono sfinteriale.

6) Per lesioni o malattie neurologiche.

7)Nei bambini e nei giovani in cui, in presenza di megaretto, si debba distinguere una malattia congenita agangliare (morbo di Hirshsprung) da una forma funzionale.

8) Prima  e dopo la riabilitazione del pavimento pelvico

Come viene eseguita la manometria?

 L’apparecchio è costituito da un cateterino semirigido a perfusione continua con aperture radiali e elicoidali in modo da registrare contemporaneamente in vari punti rispetto alla lunghezza e alla circonferenza del canale anale; in punta è presente un palloncino che, gonfiato ad aria, serve ad evocare il riflesso inibitorio e a valutare le sensibilità rettale. Il catetere è raccordato ad un trasduttore e a sua volta ad un poligrafo multicanale computerizzato.

L’esame viene eseguito a retto vuoto, dopo un clistere di pulizia eseguito 3 ore prima dell’esame, con il paziente in decubito laterale sinistro. Il catetere lubrificato viene introdotto nel retto e ritirato progressivamente (manovra di pull-through) rilevando i dati pressori a riposo, in contrazione e dinamici, in assenza di qualsiasi dolore.

 

L’esame manometrico studia vari aspetti della funzionalità anorettale:

  1. Pressione basale del canale anale: riflette l’attività tonica degli sfinteri a riposo. Circa l’80% è dovuto allo sfintere anale interno

 

  1. Riflesso retto-anale inibitore: è un riflesso proprio dello sfintere anale interno che viene evocato insufflando un palloncino posizionato nel retto e consiste in una caduta pressoria nel canale anale. L’entità e la durata del calo pressorio è dipendente dal volume insufflato. Prima del rilasciamento compare sempre un’aumento di pressione che corrisponde alla contrazione riflessa dello sfintere anale esterno.

 

  1. Contrazione massima volontaria: al paziente viene chiesto di contrarre lo sfintere in modo massimale e mantenere la contrazione il più possibile. Una riduzione della pressione e della durata di contrazione può essere riferita ad una lesione dello sfintere anale esterno.

 

  1. Sensibilità rettale: gonfiando progressivamente il palloncino in punta al catetere, si può rilevare la prima sensazione di corpo estraneo nel retto, la sensazione di urgenza alla defecazione e il massimo volume tollerabile, sotto forma di dolore.
  1. Test di espulsione del palloncino: viene eseguito al termine della manometria. L’espulsione o meno del palloncino sotto ponzamento può fornire informazioni sulla coordinazione motoria retto-anale.

Per rilevare correttamente questi parametri è necessaria la collaborazione del paziente che deve essere informato e motivato riguardo alla procedura.