Sanguinamento anale

Si può aspettare?

Il sanguinamento anale o rettorragia è la fuoriuscita di sangue dall’ano.

Si tratta generalmente di sangue di colore rosso vivo, privo di coaguli, che si evidenzia durante la defecazione e/o al termine di essa, e che si nota nella tazza del water o direttamente sulla carta igienica.

In alcuni casi il sangue può verniciare le feci, essere commisto a esse, oppure essere associato a muco. Spesso il sanguinamento si associa a stipsi o a periodi di defecazione difficile e in altri casi avviene con la diarrea.

Il sanguinamento anale è un evento molto frequente, tanto che circa il 15% della popolazione riferisce di averlo notato almeno una volta in un anno, ma solo nel 28-40% dei casi ci si rivolge al medico di medicina generale o allo specialista, convinti di essere portatori di emorroidi.

In realtà, pur essendo questa una malattia assai frequente, non sempre è la causa dell’emorragia.

Vi sono infatti numerose patologie ano-rettali e coliche, tra cui anche quelle neoplastiche, in grado di manifestarsi sotto forma di sanguinamento.

Per questo diventa decisiva la visita medica specialistica per una diagnosi tempestiva, soprattutto nel caso di malattie tumorali.

Ad esempio le linee guida del Regno Unito  raccomandano una visita medica specialistica urgente in tutti i pazienti al di sopra dei 40 anni che presentano per più di sei settimane un sanguinamento anale associato a diarrea o a un aumento della frequenza delle evacuazioni, e al di sopra dei 60 anni anche solo per rettorragie o per semplici cambiamenti nella defecazione.

In molti di questi casi, ma non in tutti, sarà poi necessaria una colonscopia.

L’incidenza del tumore colo-rettale è meno di un caso su mille nella popolazione generale che presenta sanguinamento anale, circa 20-110 su mille in quelli che si rivolgono alle cure primarie (medico di medicina generale, specialista) e circa 360 su mille in quelli che vengono ricoverati in ospedale.
 
È evidente che, a parte per  il paziente ospedalizzato dove la colonscopia è d’obbligo, occorre porre un filtro al ricorso colonscopia. Un eccesso di richieste di endoscopie genererebbe infatti, oltre a un problema di economia sanitaria, un allarmismo ingiustificato con conseguente ansia da “pericolo-tumore” e un intasamento dei servizi endoscopici che potrebbero rallentare la diagnosi di tumore in chi invece ne ha realmente bisogno.  
 
Quindi è compito dello specialista stabilire in quali pazienti far scattare l’allarme rosso. Quando cioè è probabile l’origine neoplastica del sanguinamento o quando è comunque necessario effettuare un esame endoscopico.

Ma quali parametri possono individuare la categoria di persone maggiormente esposte al rischio neoplastico?

La quantità di sangue, benchè possa impressionare il paziente o rendere necessario un ricovero ospedaliero, ha un valore molto relativo nel sospetto tumorale. Invece tra le caratteristiche clinico-anamnestiche, pur non essendoci una chiara correlazione di certezza con la patologia neoplasica, alcune aumentano la probabilità del tumore al di sopra della media generale: età superiore ai 50 anni, familiarità per neoplasie del colon-retto, anemizzazione (hb<10g/100ml) con riduzione della sideremia, calo ponderale, recente modificazione dell’alvo, disturbi addominali, assenza di patologia anorettale visibile, precedenti anamnestici per eventuali neoplasie o polipi.

In tutti questi casi è raccomandata la colonscopia.

Cause più comuni di Sanguinamento Anale

Emorroidi

Le emorroidi sono dei cuscinetti vascolari localizzati nel canale anale distinguibili in interne ed esterne.

Le emorroidi esterne, situate al terzo inferiore del canale anale, si rendono visibili in caso di trombosi quando appaiono come un noduli bluastri. In questi casi il primo sintomo è il dolore a cui si può accompagnare un sanguinamento quando si verifica una erosione cutanea.

Le emorroidi interne, invece, sono una frequente causa di sanguinamento anale e raramente danno dolore, tranne nei gradi avanzati. 

Ragade anale

La caratteristica della ragade è il dolore.

Il sanguinamento si può verificare ma è un segno marginale del quadro clinico. Nella maggior parte si localizza al terzo inferiore del canale anale sul lato anteriore o posteriore, o su entrambi.

Nelle localizzazioni laterali si deve prendere in considerazione il morbo di Crohn, la tubercolosi, la leucemia, la sifilide, una infezione da HIV o da citomegalovirus, il cancro.

In questi casi una biopsia è d’obbligo.

Prolasso

È generalmente circolare e si associa a dermatiti, sensazione di ano umido e fenomeni d’incontinenza al muco e/o alle feci liquide.

È possibile che si associ a invaginazione retto-anale e alla formazione di ulcere solitarie del retto.

Fistola anale

Il sanguinamento non è generalmente il primo segno di una fistola.

Tuttavia l’esordio può essere l’emissione di sangue e pus dall’ano oppure da un ascesso perianale.

Quest’ultimo appare come una tumefazione morbida, fluttuante, dolorabile.

Proctite

Il sintomo d’esordio è spesso il sanguinamento. È di colore rosso vivo e si associa a muco.

Sono presenti il tenesmo rettale, cioè la continua sensazione di dover defecare, e l’urgenza di evacuare. Se l’infiammazione del retto si propaga al colon si associano coliche addominali, febbre, perdita di peso, anoressia e malessere.

Indispensabile la diagnosi differenziale con le malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa) e con alcune forme infettive.

Diverticolosi

In questi casi il sanguinamento è molto copioso ed è presente una anemizzazione.

Spesso il paziente viene ricoverato per accertamenti.

Sono frequenti i dolori addominali e l’emissione di sangue e coaguli commisti alle feci.

Polipo o neoplasia rettale

L’emorragia può essere il primo segno di un cancro o di un polipo, indipendentemente dalle sue dimensioni.

L’evento dipende piuttosto dall’ulcerazione della mucosa o del tumore stesso.

In conclusione

Non ci sono sintomi individuali, segni o test che nei sanguinamenti anali possono indicare con certezza la probabilità o meno di una neoplasia colo-rettale.

Gli stessi segni di allarme (anemizzazione, calo ponderale, feci commiste a sangue, Età > 50a, etc) hanno un valore diagnostico relativo. Pertanto è sempre più attuale il ricorso alla colonscopia come manovra complementare alla visita proctologica con anoscopia.

L’indicazione all’esame colonscopico va comunque sempre ponderato, in considerazione delle possibili complicanze perforative e psicologiche che esso potrebbe comportare.

La colonscopia invece viene sempre richiesta per i pazienti il cui sanguinamento anale rende necessario il ricovero ospedaliero.